Una busta indirizzata a decine di migliaia di famiglie arriverà nei prossimi mesi dagli uffici comunali: dentro non ci sono assegni ma una carta prepagata pensata per alleggerire la spesa alimentare. Si parla della Carta Dedicata a Te 2025, un aiuto una tantum dal valore di 500 euro destinato alle famiglie con redditi più bassi. La misura nasce per affiancare i servizi sociali locali e ridurre l’impatto dell’aumento dei prezzi sui generi essenziali, e sarà distribuita senza che il cittadino debba presentare domanda.
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Tempistiche e modalità di consegna
La macchina organizzativa ruota attorno alle banche dati dell’ente previdenziale e agli uffici comunali: secondo quanto stabilito, l’INPS trasmetterà ai Comuni, attraverso una piattaforma dedicata, l’elenco dei potenziali beneficiari entro il termine del 11 settembre 2025. I Comuni avranno poi circa trenta giorni per incrociare dati anagrafici e amministrativi e segnalare eventuali irregolarità; la verifica riguarda la residenza e la presenza di altre forme di sostegno che escludono dall’elenco. Entro l’11 ottobre 2025, quindi, le liste dovrebbero essere definitive.
Dopo il lavoro dei municipi, le posizioni confermate saranno inviate a Poste Italiane, incaricata della produzione e della consegna fisica delle carte. I cittadini riceveranno comunicazioni con le istruzioni su quando e dove ritirare la tessera; il ritiro avverrà di norma presso un ufficio postale. Le consegne sono programmate per la seconda metà di ottobre e l’inizio di novembre, ma le tempistiche locali possono variare rispetto all’elenco centrale. Un dettaglio che molti sottovalutano: le verifiche comunali possono rallentare la consegna in aree con personale ridotto o carichi amministrativi elevati.
Chi può riceverla e come funziona la selezione
Possono rientrare nella platea le famiglie con residenza in Italia e con tutti i componenti iscritti all’anagrafe, a condizione che l’ISEE non sia superiore a 15.000 euro annui. La selezione è automatica: i dati utili provengono dalle banche dati fiscali e dai servizi sociali, quindi non è prevista una domanda individuale. Questo sistema riduce gli oneri per le famiglie ma richiede controlli puntuali per evitare esclusioni o errori.
La norma prevede però esclusioni precise: non rientrano i nuclei in cui almeno un componente percepisca strumenti come l’assegno di inclusione, il reddito di cittadinanza, la carta acquisti o indennità di disoccupazione come NASpI, DIS-COLL, indennità di mobilità; sono esclusi anche i percettori di integrazioni salariali per disoccupazione o cassa integrazione. Chi risulta beneficiario sarà invitato a ritirare la carta presentando la comunicazione dell’assegnazione, un documento d’identità e il codice fiscale. Un aspetto che sfugge a chi vive in città: spesso la comunicazione è digitale ma il ritiro resta fisico, con tempi e code agli sportelli che conviene prevedere.
Importo, spese consentite e scadenze
La carta vale 500 euro una tantum per ogni nucleo familiare e può essere spesa esclusivamente per generi alimentari di prima necessità. Il Fondo Alimentare è stato integrato con 500 milioni di euro per l’anno, cifra che dovrebbe permettere l’emissione di circa 1.157.179 carte su tutto il territorio nazionale; numeri che mostrano l’ampiezza dell’intervento ma anche i limiti della dotazione rispetto alle reali esigenze locali.
I beni ammessi comprendono pane, pasta e farine, latte e derivati, carne e pesce freschi o surgelati, uova, frutta e verdura, legumi, olio, riso e cereali, alimenti per l’infanzia e prodotti a lunga conservazione come scatolame e passata. Restano vietati acquisti di bevande alcoliche, tabacchi, prodotti per la casa o per la cura personale, alimenti per animali, ricariche telefoniche e altri servizi finanziari: l’obiettivo è concentrare la spesa su cibo destinato al consumo familiare. Il primo utilizzo della carta deve avvenire entro il 16 dicembre 2025, pena la perdita del beneficio; l’intero importo va speso entro il 28 febbraio 2026, dopo di che la tessera non è più utilizzabile. In molti territori questo meccanismo cambierà il modo in cui i servizi sociali distribuiscono i sostegni, con effetti pratici che i Comuni stanno già calibrando.