Una scatola polverosa sul fondo di un armadio, una mano che scava tra vecchie bollette e ricordi: così comincia spesso la sorpresa. Chi ha vissuto la vita in città lo nota ogni tanto, nei cassetti delle case di famiglia o nei mercatini, dove emergono piccoli oggetti che parlano di un tempo in cui parlare fuori casa significava entrare in una cabina. Quel frammento di metallo, spesso trascurato, è il gettone telefonico, un oggetto funzionale che oggi può trasformarsi in un valore economico inatteso. Non è solo nostalgia: è un pezzo di storia della comunicazione, legato a strutture e pratiche che hanno segnato intere generazioni.
Le cabine telefoniche venivano usate quotidianamente, soprattutto nelle città e nei paesi, e il gettone era la moneta d’uso. Con l’avvento dello smartphone e della connettività, quel contesto è cambiato profondamente; le chiamate sono spesso secondarie rispetto alla navigazione e all’uso di applicazioni, e le cabine sono diventate rarità. Tuttavia, il valore dei gettoni non è scomparso: collezionisti e numismatici li cercano, valutando con cura stato di conservazione, errori di conio e varianti produttive. Un dettaglio che molti sottovalutano è la presenza di marchi o sigle che possono aumentare notevolmente il prezzo.
La conservazione conta: ossidazione, usura del bordo o segni di abrasione incidono sul valore. Chi trova una confezione con più pezzi potrebbe avere in mano una collezione interessante. In molte abitazioni italiane, soprattutto nel Nord e nel Centro, restano gettoni in scatole dell’elettricista o tra vecchi documenti; un aspetto che sfugge a chi vive in città è che la ricerca non richiede conoscenze tecniche avanzate, ma attenzione ai dettagli. Nel corso dell’anno i mercatini e le fiere del collezionismo mostrano come la domanda persista: non è solo memoria, è mercato concreto.

valore e modelli che conviene controllare
Nel mercato numismatico i prezzi variano molto, e la differenza tra un pezzo comune e uno raro è netta. Secondo alcune analisi di settore, tra cui report pubblicati da operatori specializzati, i gettoni più antichi e ben conservati raggiungono quotazioni significative. È importante ricordare che il valore dipende quasi sempre dallo stato di conservazione, dalla presenza di errori di conio e dalle specifiche del produttore. Un gettone consumato o corroso perderà valore, mentre uno con rilievi nitidi e scritte leggibili può attirare collezionisti.
Tra i modelli che spesso vengono citati dagli esperti c’è lo Stipel, coniato nel 1927 e caratterizzato dalla sigla puntata S.T.I.P.E.L. e dalla rappresentazione di una cornetta telefonica al centro: in condizioni perfette può arrivare a valutazioni intorno ai 150 euro. Un gettone di Telve, del 1932 e in ottone, è considerato più raro e può raggiungere quotazioni fino a 350 euro, mentre in buone condizioni si attesta spesso tra i 220 e i 300 euro.
Il caso più eclatante è il gettone noto come Teti, coniato a Roma nel 1935: presenta la scritta Teti su un reticolato a quadretti e, in esemplari eccezionali, è stato segnalato a valori che superano i 10.000 euro. Un dettaglio che molti sottovalutano è la documentazione: fatture d’epoca o certificati di provenienza aumentano la credibilità e la quotazione. Per questo motivo, prima di liberarsi di una scatola di gettoni, conviene controllare le scritte, il materiale e chiedere un parere specialistico; chi trova pezzi significativi potrebbe trasformare un ricordo in una vendita interessante.
