Una chiamata rassicurante, una presentazione con titoli accademici e la promessa di rendimenti elevati: così iniziano molte frodi che oggi svuotano conti correnti e danneggiano la fiducia nei mercati. Secondo le segnalazioni raccolte dalle autorità, in tre anni sono stati sottratti oltre 559 milioni di euro con raggiri che sfruttano il digitale e la scarsa informazione finanziaria. Di fronte a proposte troppo vantaggiose, chi investe spesso non valuta con attenzione chi sta dall’altra parte dello schermo: così nascono le reti di sedicenti consulenti che presentano competenze ricostruite ad arte.
Come agiscono i falsi esperti
I raggiri prescindono dal solo phishing: accanto ai tentativi automatici ci sono operazioni articolate condotte da persone che si fingono professionisti del settore. Spesso vengono adottate strategie tipiche degli schemi a catena: la promessa di ritorni costanti attira i risparmi, poi i capitali vengono riorientati lontano dagli investimenti dichiarati. Un caso emerso nel Nord Ovest ha mostrato un schema Ponzi in cui una consulente ha convinto 112 clienti a versare denaro per operazioni inesistenti; i versamenti, invece, finivano su conti personali intestati alla truffatrice e a parenti, mentre alcuni rimborsi parziali erano erogati per mantenere la fiducia e alimentare il meccanismo.

Le tecniche includono comunicazioni personalizzate attraverso social e chat, certificati falsi esibiti per dare autorevolezza e pressioni per decisioni rapide. Un dettaglio che molti sottovalutano è la richiesta di trasferimenti su conti privati: è un segnale frequente e diffuso. Chi propone strumenti finanziari senza mostrare autorizzazioni ufficiali o senza fornire contratti e prospetti dovrebbe essere considerato sospetto.
Accanto alla truffa diretta, restano attivi i furti d’identità e il phishing classico: ecco perché lo scenario è variegato e richiede attenzione tanto alle comunicazioni via mail quanto alle proposte in videochiamata. In diverse città italiane gli sportelli bancari segnalano richieste di blocco di bonifici e reclami legati a operazioni consigliate da consulenti non autorizzati.
Come difendersi e cosa controllare
La prima regola è semplice: verificare le credenziali degli operatori. In Italia le autorità di vigilanza come la Banca d’Italia e la Consob mantengono elenchi e strumenti di controllo; consultare queste fonti permette di accertare se un intermediario è autorizzato. Al momento di valutare un’offerta, chiedere documentazione scritta, contratti e numeri di iscrizione ai registri ufficiali aiuta a distinguere un’operazione legittima da un raggiro.
Evitate trasferimenti su conti privati e diffidate di chi insiste per urgenze o per operazioni “riservate”. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che la formalità conta: un intermediario serio utilizza conti aziendali, fatture, e strumenti tracciabili; se tutto è informale e basato su messaggi, è meglio fermarsi. Non condividere documenti d’identità o credenziali online senza aver verificato l’affidabilità dell’interlocutore.
Sul piano tecnologico, attivare strumenti di sicurezza come l’autenticazione a due fattori e usare password robuste riduce i rischi di accesso non autorizzato. Segnalare subito l’anomalia alla banca e alle autorità competenti aumenta le possibilità di intervento: conservare le comunicazioni, gli estratti conto e le ricevute è utile per le indagini. Infine, promuovere una cultura finanziaria più diffusa resta un presidio essenziale: informazione, controlli efficaci e scelte documentate sono le leve per arginare frodi che erodono risorse e fiducia nel sistema.