Code di attesa agli sportelli, pazienti che chiedono chiarimenti e cartelle cliniche che diventano la bussola per capire se si paga o meno: la questione del ticket sanitario resta pratica quotidiana per migliaia di persone. In molti si domandano quali siano i criteri che permettono l’esenzione e soprattutto quali documenti servono per evitare l’esborso al momento della prestazione. La confusione non è solo amministrativa: chi si occupa di sanità lo racconta spesso, soprattutto quando si tratta di visite specialistiche e analisi.
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Come funziona l’esenzione e quali prestazioni copre
Il ticket è lo strumento con cui gli assistiti contribuiscono al costo delle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale. È stato introdotto nel 1982 e da allora la normativa è stata più volte aggiornata, ma la sostanza rimane: alcune prestazioni rientrano nei Livelli essenziali di assistenza e sono erogate a pagamento se non si possiede un titolo di esenzione. Le prestazioni soggette al ticket comprendono le visite specialistiche, gli esami strumentali e quelli di laboratorio, le prestazioni erogate in pronto soccorso quando non si configura urgenza e le cure termali.
L’esenzione può essere totale o parziale: in pratica si tratta di un diritto riconosciuto che solleva l’assistito dall’obbligo di pagamento, ma non elimina la necessità di prenotare o esibire il titolo valido. Per ottenere l’esenzione è necessario possedere la documentazione richiesta e, nel caso delle esenzioni per patologia, una certificazione rilasciata dalla ASL. Un dettaglio che molti sottovalutano è che l’esenzione non si applica automaticamente a tutte le prestazioni: alcuni accertamenti specialistici possono restare a carico dell’assistito se non rientrano nella disciplina dell’esenzione.
Chi gestisce gli sportelli lo conferma: conoscere la tipologia di esenzione e mostrare i documenti corretti evita attese e contestazioni. Inoltre, esistono procedure diverse tra regioni per la registrazione dell’esenzione, per questo è utile informarsi presso la propria aziende sanitaria locale.

Chi ha diritto: i criteri per reddito e per patologia
Le esenzioni si dividono principalmente in due grandi filoni: quelle basate sul reddito del nucleo familiare e quelle legate a patologie riconosciute. Nel primo caso si valuta l’ISEE o altri indicatori economici per stabilire l’accesso all’esenzione. In riferimento alle soglie indicate nelle normative aggiornate, rientrano tra gli aventi diritto i minori di 6 anni e gli over 65 con reddito familiare sotto determinate soglie, così come i disoccupati con ISEE contenuto e i percettori di assegno sociale con i relativi familiari a carico.
Per quanto riguarda le esenzioni per patologia, la condizione deve essere riconosciuta e certificata dalla ASL competente: si tratta di malattie croniche o invalidanti che danno diritto all’esenzione per visite, esami e terapie correlate. La certificazione stabilisce il perimetro delle prestazioni esentate e la durata dell’esenzione; chi si rivolge allo sportello o al medico di famiglia trova indicazioni precise sui documenti necessari e sulle modalità di rinnovo.
Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che la pratica amministrativa può variare: alcune regioni adottano procedure digitali più snelle, altre richiedono ancora certificazioni cartacee. Per questo motivo è consigliabile verificare direttamente con la propria ASL o il proprio medico di base quali passi seguire per ottenere il riconoscimento dell’esenzione. Alla fine, conoscere la propria situazione economica e sanitaria e avere i documenti pronti riduce i tempi e assicura l’accesso alle prestazioni pubbliche senza sorprese.